LA PIEVE DI CORTICELLE
Il luogo della conversione di Fra Giacomo
Corticelle Pieve
Santuario della Madonna
Storia del santuario
La Pieve di Santa Maria Nascente, detta della Formigola, sorge in aperta campagna, a circa un chilometro dall’abitato di Corticelle, frazione di Dello (Bs).
L’edificio s’innalza in un’area coltivata, caratterizzata da una notevole presenza in superficie di manufatti di epoca romana, verosimilmente pertinenti ad una estesa villa rustica.
La Pieve si presenta in stile romanico a tre navate. La centrale è sostenuta da sei arcate, poggianti su tozze colonne in muratura.
Il presbiterio, rialzato rispetto al pavimento delle navate, racchiude un altare barocco in marmo, di pregevole fattura.
Sopra l’altare maggiore è collocato un affresco del XV secolo, racchiuso in una cornice di marmo rosa. La Madonna è seduta tra roseti, circondata da quattro angeli; in grembo accoglie il Bambino, adagiato tra le sue gambe come in una culla. L’avorio del mantello, dai ricchi panneggi, si fonde con la luminosità del volto della Vergine.
Tra il 1900 e il 1901 l’architetto Carlo Melchiotti demolì l’abside originaria, che sorgeva sull’attuale facciata del santuario, e la trasferì al fondo della chiesa, dove allora c’era l’ingresso al tempio. Anche l’affresco della Vergine venne staccato dalla parete e trasportato dove attualmente si trova.
Sulle pareti e sulle colonne dell’edificio si conservano affreschi votivi, realizzati tra il 1506 e il 1545.
Il campanile poggia su una possente base romanica, sormontato da un coronamento seicentesco.
L’organo, di notevole valore tecnico, è stato collocato nella chiesa nel 1890.
Nel 2002 è cominciato il restauro del santuario, sotto la direzione del dott. Breda, della Sovrintendenza ai Beni Archeologici della Lombardia.
L’associazione “Amici della Pieve” ha reperito i fondi, sensibilizzando la popolazione di Corticelle, il comune di Dello, la Fondazione Cariplo e alcune banche.
Tolta la pavimentazione dell’edificio, in materiale sintetico, è apparso il cotto settecentesco che un tempo rivestiva il pavimento. Con grande cura, anche il cotto è stato rimosso, per scavare un vespaio necessario all’aerazione del tempio. Sono così venuti alla luce significativi reperti archeologici, che hanno reso necessaria la presenza dell’archeologo dott. Crosato, affincato da volontari. Sono state individuate nove tombe di epoca tardoromana e le fondamenta di un battistero; sono state recuperate tessere di mosaico, cocci romani e rinascimentali, parte di un corredo funebre longobardo (un pettine, un anello, due spilloni, i resti di una collana).
L’ingegner Guerini, responsabile dei lavori, ha formulato l’ipotesi che, sui resti di un edificio romano di epoca imprecisata, sia stata eretto un primo luogo di culto cristiano intorno al IV secolo. Questa chiesa primitiva pare sia stata modificata una prima volta in epoca longobarda, verso il VII-VIII secolo; una seconda volta tra l’XI e il XII secolo; una terza volta alla fine del XV secolo, quando l’edifcio assunse l’aspetto odierno.
Sul lato settentrionale della chiesa si trova un fienile risalente ai primi decenni del Novecento. Il fabbricato, destinato a ricovero di attrezzi agricoli, era rimasto inutilizzato. L’associazione “Amici della Pieve” nel 2003 ha curato il recupero dell’immobile, con l’intento di raccogliervi la ricca documentazione fotografica degli scavi archeologici e una sala di accoglienza per i pellegrini, dotata anche di servizi igienici.
La conversione di Giacomo Bulgaro (8.12.1913)
Giacomo Bulgaro, nato a Corticelle Pieve, fin dall’adolescenza visse a Brescia. A vent’anni abbandonò la pratica religiosa, alla quale tornò a 34 anni grazie all’intervento della Madonna. Nella sua autobiografia, Giacomo evoca la mattina dell’otto dicembre 1913 quando, in casa della zia Caterina, gli apparve la Madonna. La visione sembra poi abbia avuto un seguito nel santuario della Pieve. Il testo non cita il santuario, ma la tradizione orale testimonia che proprio in quella chiesetta Giacomo incontrò Maria e il Buon Pastore.
La sequenza dei fatti potrebbe essere stata la seguente: Giacomo avrebbe avuto una prima visione in casa della zia Caterina. Sconvolto da quanto gli era accaduto, si sarebbe recato nel santuario della Pieve per prostrarsi “ai piedi di Maria” e lì avrebbe esperimentato l’abbraccio di cui parla nell’autobiografia. Un sentiero tra i campi consentiva in pochi minuti di raggiungere la Pieve dalla casa della zia Caterina. L’affezione straordinaria che per tutta la vita Giacomo riservò al santuario mariano di Corticelle, potrebbe dare fondamento a una tale lettura del suo racconto.