Il chiostro trecentesco

Entrando all’interno del complesso conventuale si rimane estasiati nell’ammirare il meraviglioso chiostro trecentesco. Quest’ultimo, caratteristico di tutti i conventi, a differenza della concezione monastica medievale, per san Francesco diventava non più un luogo chiuso su quattro lati, ma aperto. Nelle Fonti Francescane, parlando del dialogo tra la Povertà personificata e la vita dei frati, così è scritto: “si alzò alacremente, chiedendo che le fosse mostrato il chiostro. La condussero su di un colle e le mostrarono tutt’intorno la terra fin dove giungeva lo sguardo, dicendo: «Questo, signora, è il nostro chiostro»”.

Capiamo dunque che per i frati il chiostro non è formato da muri, bensì da strade, non da pozzi, ma da piazze, non da giardini, ma da campagne, non da colonne, ma da persone. Se si osserva, si può notare che al centro si trova un pozzo (1), simbolo della profondità dell’animo umano: si è chiamati a scrutare il proprio animo, non per rinchiudersi nel proprio egoismo, ma per aprirsi verso dove? Verso l’unico punto non chiuso della struttura, il cielo. Tutto nel chiostro indirizza verso il cielo, quello che sta fuori, quella che è la meta finale del nostro vivere.

Il pozzo

Messo in opera in sostituzione di un primitivo chiostro ancora più antico, la struttura claustrale risale al 1394. L’autore è da rintracciare in Guglielmo da Frisone. Possiamo notare la firma dell’architetto (2)(“MCCCLXXXXIIII Magister GulielmusDe Frixono de Cumis fecit istum claustrum”) nel pilastro d’angolo sul lato settentrionale. Egli era figlio di Marco da Frisone, uno degli architetti del Duomo di Milano.

La firma dell’architetto

Procedendo nel passeggiare sotto le arcate, il chiostro si presenta in forma romaniche con qualche accenno gotico, come le arcate ogivali e i caldi toni chiaroscurali che, nelle ore del giorno, accarezzano le colonnine in marmo rosso di Verona. Particolarmente originali sono i capitelli che, in pietra bianca, si mostrano ognuno diverso dall’altro. Tra le foglie scolpite, infatti, si nascondono tanti elementi: piccole rose, decori floreali, animali grotteschi e teste di frati (3). Nel cornicione superiore in cotto, se si aguzza la vista si possono intravedere altre piccole teste di animali.

Tutti questi decori, dalle piante ai frati stessi, sembrano lodare Dio e, come san Francesco nel famoso Canticodelle Creature, innalzare insieme al visitatore un preghiera verso il cielo… “Laudato si’, mi’ Signore, cum tutte le Tue creature…”.