24 GIUGNO: “Morire di speranza”, veglia di preghiera per la Giornata Mondiale del Rifugiato
Un cuore semplice e accogliente: pensiero francescano
Come San Francesco d’Assisi, siamo chiamati a riconoscere nel “fratello” migrante la dignità di figlio di Dio, e ad accolgglierlo con tenerezza pastorale e rispetto. La sua vita, come quella di ogni creatura, ha valore immenso. In questo spirito, la nostra comunità si fa testimonianza concreta di Vangelo: unita nella supplica per chi ha perso la vita in cerca di speranza, e nell’impegno a trasformare il dolore in solidarietà.
📅 Veglia di preghiera “Morire di speranza”
Quando: martedì 24 giugno 2025, ore 19:30
Dove: Chiesa di San Francesco, Brescia
Promossa da: Comunità di Sant’Egidio, frati Francescani, Ufficio Migranti della Diocesi, Caritas, Acli, Missionari Saveriani e Comboniani, Centro Culturale Islamico, Chiesa Valdese e Ortodossa, Cooperativa Kemay, Focolari, altri partner .
Un momento intenso di raccoglimento, memoria e preghiera per i tanti migranti che, lungo le rotte verso l’Europa, hanno perso la vita, richiamando tutti noi a una cultura dell’ospitalità, intessuta di compassione e giustizia.
Un servizio universale: la Giornata Mondiale del Rifugiato
La Giornata Mondiale del Rifugiato, celebrata il 20 giugno per commemorare la Convenzione di Ginevra del 1951, ci invita a non dimenticare la sofferenza di chi fugge da guerre, povertà e persecuzione.
La Comunità di Sant’Egidio, in tale occasione, promuove in tutta Europa e Africa la veglia ecumenica “Morire di speranza”: a Roma, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere (il 18 giugno, alle ore 19); in città come Milano, Padova, Catania, Antwerpen (Belgio) e Budapest (Ungheria).
È un richiamo a non abbassare lo sguardo davanti al dramma delle migrazioni, ma ad agire concretamente, perché ogni vita conti.
In sintesi
Martedì 24 giugno, nella nostra Chiesa di San Francesco di Brescia, ci ritroviamo nel segno dell’ospitalità francescana: per pregare, ricordare e agire. Non è solo un evento simbolico, ma l’inizio di un percorso comunitario che inviti a costruire ponti, non muri, con chi fugge per trovare speranza e dignità.